Don Ferdinando Maria: UN ESEMPIO FORTE E RICCO DI LUCE

Card. Giacomo Biffi – Bologna 17 ottobre 1999

“Davvero il Padre del cielo, quali che fossero gli intendimenti e le previsioni di questo suo figlio devoto, l’ha sempre guidato e collocato secondo i suoi propri e inopinabili disegni d’amore. […]

C’è qui un primo ed elementare insegnamento che possiamo desumere da questa bella figura sacerdotale, proposta dalla Chiesa in virtù della beatificazione, al nostro studio e alla nostra imitazione. Ed è un insegnamento prezioso per tutti: la volontà di Dio e non la nostra deve essere in definitiva la norma, l’orientamento, la forma del nostro esistere e del nostro agire.

Persuadersi sul serio di questa verità: ecco l’impresa più difficile, più semplice, più gratificante che possa essere proposta all’uomo ancora pellegrino sulla terra. È la più difficile. Il nostro Creatore si è fatto premura di avvisarci per bocca del profeta: «Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,9). Rinunciare ai nostri giudizi, ai nostri progetti, ai desideri del nostro animo, per conformarci cordialmente e fattivamente alla più alta e per noi spesso misteriosa sapienza del Padre: questo è il vertice e l’essenza della più autentica santità. C’è solo da implorare che questa ardua e salvifica docilità ci sia data dal Signore Gesù, il quale dal canto suo, secondo quanto sta scritto «imparò dalle cose che patì, che cosa fosse l’obbedienza» (cf Eb 5,8).

D’altra parte, adeguarsi costantemente al beneplacito di Dio è anche il modo più semplice non solo per vivere secondo giustizia, ma anche per avvicinarci alla perfezione. Tanto è vero che il nostro Maestro e Salvatore l’ha posto tra le richieste che tutti i discepoli, quale che sia la loro intelligenza e la loro cultura, devono presentare al Padre ogni giorno: «Sia fatta la tua volontà.”

Alla fine scopriamo che arrendersi senza riserve ai divini voleri è anche il comportamento più gratificante per l’uomo; il solo in grado di farci oltrepassare e vincere ogni turbamento, ogni possibile ansia, ogni preoccupazione per il futuro. […]

La vicenda del beato Ferdinando Maria – considerata nell’intero suo svolgimento – ci richiama un altro punto, importante e utile per la vita ecclesiale di tutto il popolo di Dio, e particolarmente dei sacri ministri. Ed è la rilevanza e il pregio della struttura parrocchiale. C’era in effetti una forte riluttanza in lui ad assumere questo compito [“diventerai parroco, sebbene a tuo dispetto”, gli aveva detto il p. Tito Facchini], da lui temuto per le responsabilità che comporta. Ma proprio questa riluttanza esalta singolarmente e avvalora la lunga e piena fedeltà alla parrocchia che ha poi caratterizzato il suo impegno apostolico. 

[…] Galeazza è stata sino alla fine la beneficiaria di tutti i suoi pensieri, di tutti i suoi travagli, di tutte le sue intelligenti iniziative pastorali. È un esempio forte e ricco di luce. […]

Se c’è una grazia che è naturale chiedere al Signore per l’intercessione di questo curato, proposto oggi alla nostra venerazione, che si è sentito indomabile annunciatore di Cristo e del suo Vangelo, è che «la parrocchia riscopra la sua natura di centro propulsivo dell’azione evangelizzatrice nella specifica umanità in cui viene a trovarsi.”

Tante lezioni ancora si potrebbero e si dovrebbero ricavare da questa beatificazione, che la Provvidenza ha elargito alla nostra Chiesa per preparala ad affrontare con coraggio le incognite del terzo millennio. In particolare, la stima e l’amore per la vita consacrata, che l’hanno condotto a farsi fondatore di una benemerita e attiva Congregazione religiosa; la preoccupazione per la formazione catechistica specialmente dei giovani; la passione per la bellezza e il decoro della casa di Dio. […] Egli resta per noi un maestro, che ci faremo premura di ascoltare anche nel secolo prossimo venturo.»