Un annuncio che ha inciso nel quotidiano

Mons. Carlo Caffarra – Roma 4 ottobre 1999

“Abbiamo avuto nel nostro Dio il coraggio di annunziarvi il Vangelo di Dio in mezzo a molte lotte». Scrivendo ai cristiani di Tessalonica, l’apostolo Paolo ringrazia Dio per ciò che ha operato attraverso la predicazione apostolica. Le nostre tre Chiese di Bologna, Ferrara-Comacchio e Modena fanno proprio oggi questo ringraziamento e lo rinnovano celebrando l’Eucaristia, nella memoria di un sacerdote che ha avuto il coraggio di annunciare il Vangelo al nostro popolo.

Il beato Ferdinando Maria è stato veramente, in primo luogo, in mezzo ai suoi fedeli di Galeazza amorevole “come una madre (che) nutre e ha cura delle proprie creature”. […]

Veramente, come Dio lo ha trovato degno di affidargli il Vangelo, così lo ha predicato, non cercando di piacere agli uomini ma a Dio che prova i cuori.
[…] Educato in gioventù da grandi figli di S. Ignazio a cercare sempre e solo la “maggiore gloria di Dio”, il beato Ferdinando Maria, come l’apostolo, non ha cercato la gloria umana, rimanendo fedele all’atto di obbedienza che fu all’origine del suo ministero parrocchiale: così affezionato ai suoi fedeli da dare ad essi, assieme al vangelo, la sua stessa vita.

“Voi non fatevi chiamare ‘rabbì’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”. La parola evangelica ci introduce nel mistero più intimo del beato Ferdinando Maria: il mistero più intimo di ogni cristiano: il rapporto a Cristo. Un rapporto che pone Cristo al ‘primo posto’; nulla deve essere anteposto a Lui.
Dell’intimità intercorsa fra il beato e Gesù il Signore possiamo ‘sospettare’ qualcosa, poiché questo è il vero segreto di ogni santo, dalla sua intensa devozione eucaristica.

Ma vorrei richiamare la vostra attenzione su una dimensione particolare di fede del beato Ferdinando Maria. Nel suo incontro con Cristo che dona se stesso sulla Croce, egli incontra la sua Madre Santissima partecipe alla sofferenza redentiva del Figlio. La devozione alla Vergine Addolorata è una caratteristica fondamentale della sua esperienza di fede. Nessuno può essere cristiano se non è mariano, e la dimensione mariana il nostro beato l’ha vissuta nella luce del mistero redentivo. Quella luce che lo faceva rimanere anche quindici ore ogni giorno nel confessionale.

È da questa devozione, da questo incontro con Maria partecipe all’atto redentivo di Cristo che nasce nel cuore del beato quella che sarà poi la Congregazione delle Serve di Maria di Galeazza: la comunità cui è affidata la custodia del carisma proprio di Ferdinando Maria Baccilieri.

L’incontro con Maria in Cristo mi sembra essere all’origine anche di un altro aspetto della vicenda spirituale del beato Ferdinando Maria: la preoccupazione per la promozione della dignità della donna. La Congregazione avrà come scelta prioritaria e specifica quella dell’educazione della donna. Consapevole che l’ignoranza è ciò che consente spesso ad una persona di essere derubata della sua dignità, apre una scuola elementare per fanciulle povere. […] I santi, ben prima che stolte ideologie femministe tentassero di distogliere la donna dalla verità della sua femminilità sotto la maschera di una cosiddetta emancipazione, hanno elevato la donna ad essere ciò che è chiamata ad essere nell’economia divina della creazione e della redenzione.

Certamente: molti sono gli aspetti della vita di questo sacerdote di Cristo ai quali non abbiamo neppure accennato.

Vorrei terminare, carissimi fratelli e sorelle, attirando la vostra attenzione sul fatto che questa esperienza di fede è stata vissuta nel contesto del ministero parrocchiale.Quest’intuizione fra le più intelligenti del “genio cristiano” che è la parrocchia, ci fa capire – proprio anche nella vita del nuovo beato – che l’annuncio cristiano è fatto per penetrare ed invadere il quotidiano vissuto nell’uomo: il suo nascere ed il suo morire, il suo soffrire ed il suo lavorare, il suo amare ed il suo generare. Così è stato il beato Ferdinando Maria: un testimone di Cristo dentro all’umile grandezza del nostro quotidiano mestiere di vivere. Questo ha chiesto al mistero e al ministero della femminilità delle sue figlie: generare vere persone umane, educandole a vivere in pienezza di dignità ogni situazione umana.»